Quando svolgiamo esercizio fisico, il nostro corpo va incontro ad un progressivo riscaldamento dovuto al calore prodotto soprattutto nei muscoli attivi.
L’essere umano è omeotermico , cioè per vivere deve mantenere costantemente la propria temperatura all’interno di uno stretto intervallo, che oscilla fra i 36 e 37,8 °C.
Il nostro corpo mette in atto tutta una serie di meccanismi fisiologici (che non approfondiremo in questa sede) che si attivano sia per alzare che per abbassare la temperatura; in caso di esercizio fisico impegnativo quela interna può arrivare a 40°C e quella nei muscoli in attività fino a 42°.
Se la temperatura ambientale, l’umidità e l’irraggiamento termico sono tali da ostacolare lo smaltimento del calore in eccesso, il corpo tende a innalzare la propria temperatura interna e ciò può portare dapprima ad un calo prestativo con crampi da calore, calo della forza, della concentrazione e lievi malesseri, e mano a mano che diventa più critica a collasso da calore o peggio colpo di calore che è pericoloso addirittura per la vita.
Gli studi sulle risposte fisiologiche del corpo umano sono arrivati alla conclusione che adottando i giusti accorgimenti, la pratica dell’esercizio fisico in queste condizioni induce un adattamento abbastanza veloce che permette allo sportivo di ottenere miglioramenti prestazionali significativi, questo processo viene denominato acclimatazione.
In seguito a questo processo il tasso di sudorazione totale aumenta, la quantità di sudore prodotta nelle aree corporee più esposte e più efficienti nella dispersione del calore aumenta a sua volta.
Quando comincia una seduta di allenamento un soggetto acclimatato inizia a sudare prima, ne deriva che la temperatura della cute è inferiore e questo aumenta la differenza fra la temperatura interna, quella della cute e dell’ambiente circostante, migliorando la dispersione di calore e facendo si che meno sangue affluisca alla cute stessa per disperdere calore e quindi più sangue sarà disponibile per i muscoli che lavorano .
Inoltre con l’acclimatazione il sudore risulta più diluito conservando preziosi sali minerali nell’organismo. La massa sanguigna aumenta, il volume di scarica sistolica aumenta e la frequenza cardiaca a parità d’intensità di esercizio diminuisce.
Cosa da tenere ben presente, l’esercizio fisico svolto in ambiente caldo richiede a parità di intensità un maggior consumo di glicogeno muscolare (zuccheri!) e di questo va tenuto conto per quanto riguarda l’alimentazione, soprattutto se svolto per diversi giorni consecutivi.
L’acclimatazione permette di risparmiare fino al 50% di glicogeno ritardando l’affaticamento. Quando un’atleta deve gareggiare al caldo (magari a mezzogiorno!) è necessario che svolga almeno una parte del proprio allenamento all’orario indicato per 5/10 giorni .
In principio sia la durata che l’intensità dovranno essere ridotte per non incorrere nel colpo di calore o altre problematiche sopra elencate ( ad es. un volume/intensità del 60/70% di quella che si sarebbe realizzata in ambiente fresco), poi gradualmente si aumenteranno con avanzare dell’acclimatazione.
Allenandosi 1 ora al giorno dopo circa 3/5 giorni avvengono le modificazioni cardiovascolari, dopo circa 10 giorni quelle relative alla sudorazione.
Vi raccomando se possibile un abbigliamento tecnico il più leggero possibile (rimanendo sempre nell’ambito della sicurezza!) e colori chiari …
Ci vediamo sulle piste Gassss!!!